Stamani la manifestazione “Abruzzo sul fondo”. Montesilvano ricorda i caduti della Seconda Guerra Mondiale
Quando il silenzio dei marinai è racchiuso in un sommergibile.
Montesilvano – Archimede, Argonauta, Galatea, Giada…
La storia dei sommergibilisti italiani impegnati nell’ultimo conflitto mondiale, legata a questi nomi, sarà ripercorsa con il pensiero dai componenti dell’equipaggio (motoristi, elettricisti, ufficiali), che uscirono indenni dalla dura esperienza bellica del 1940-43.
L’occasione è offerta dall’Associazione nazionale marinai d’Italia che, con il contributo della presidenza del Consiglio regionale e del Comune di Montesilvano, ha organizzato per stamani alle 9 in piazza del Municipio, la manifestazione “Abruzzo sul fondo.
In città sono affluiti da un po’ tutta Italia i superstiti di 50 sommergibili affondati durante la Seconda Guerra Mondiale tra il 1940 e il 1943. A bordo c’erano anche marinai Abruzzesi.
Ai familiari di 18 caduti, in particolare, dell’Abruzzo e del Molise, presenti alla cerimonia, saranno consegnate medaglie d’oro alla memoria.
Dell’elenco dei sommergibilisti periti, individuati dopo una ricerca storiografica, fanno parte Walter Spadolini (sommergibile Barbarigo), Antonio Briga (Fisaglia), Volveno Poliandri (Archimede). Dante Baldassarre (Malachite), Dante Nikolaj (Diamante) e Roberto Petri (Velella) di Pescara, Vittorio Castellano (Velella) di Montesilvano, Cesare Antonucci (Scire) e Attilio Terenzio (Scire) di Francavilla, Nicola Dragani (Scire) di Ortona, Gildo Colatriano (Bianchi) e Nicolino Forcella (Guglielmotti), Marchionna Romano (Marcello) Tullio Buzzelli di Castel di Sangro. Francesco Laudadio (Provana), Gino Cocozza (Tarantini) e Francesco Paolo Antonio (Tambien) di Isernia, Giuseppe Lo coco (Archimede) unico superstite di Palermo.
Ma ad ognuno dei cinquanta sommergibili che saranno ricordati nella cerimonia, va associata soprattutto la memoria dei giovani marinai che
non hanno fatto più ritorno a casa dopo le perlustrazioni marine eseguite nel triennio 40-43.
I cinquanta sommergibili rimasti incagliati per sempre sui fondali degli oceani e del Mediterraneo corrispondono infatti, ad un vero e proprio cimitero sommerso. Arbusto, Asteria, Argonauta, Dino Braga, Brin, Bandiera, Cagni, Corridoni, Colonna, calvi, Dagabur, Da Vinci, Ferraris,
Gaiatea, Glauco, Giada, Jalea, Emo, Millelire, Macalle, Menotti, Manara, Marconi, Naiade, Onice, Pietro Micca, Varsciek, Squalo, Sparide, Smeraldo, Tazzoni, Zaffiro, Velella, X3, S1, H1, completano il quadro sottomarini catalogati dall’Associazione Marinai d’Italia di Montesilvano.
Ma essi rappresentano una parte dei 105 battelli che non hanno risposto all’appello dell’8 settembre 1943.
Il programma della manifestazione “Abruzzo sul fondo” prevede la deposizione di una corona al monumento dei Caduti cittadino. La celebrazione di una funzione religiosa da parte di monsignor Roncaglia
cappellano militare della base di Bordeaux, inoltre, il gruppo cittadino dell’Associazione marinai d’Italia, intitolata all’ammiraglio Luigi Fulvi, ex comandante in seconda del sommergibile Ambra la sezione di Montesilvano. L’ultimo sommergibile è stato lo Scirè affondato ad Haifa (Israele).
L’operazione e stata possibile in virtù della scarsa profondità dei fondali. Ma ne esistono almeno una ottantina dl sommergibili disseminati sui
fondali degli oceani e dei mari europei che probabilmente non torneranno mai in superficie. Eppure, la particolare suddivisione interna dei sottomarini consentirebbe di recuperare intatti i corpi dei componenti degli equipaggi, anche a distanza di anni.
Ma le operazione presentano sempre molte difficoltà in questi casi. Eccezione fatta per qualche ufficiale che aveva a disposizione delle cuccette, lo spazio a disposizione per i marinai era il basamento della struttura navale.
L’acqua poi era un lusso – ricorda Carlo Pracchi, sommergibilista di Milano – serviva solo per bere e per cucinare. Al punto che ognuno di noi riusciva a riconoscere dall’odore i propri compagni. I corpi erano impregnati soprattutto di nafta. Come mi sono salvato? Per una pura fatalità. Ero tornato a casa in licenza e nel frattempo il nostro sommergibile è andato in missione di guerra. Nessuno dei miei compagni è più tornato.
La fatalità si è rivelata una autentica regola per i sommergibilisti che si sono salvati.
C’erano molti marinai che prima di lasciare la caserma inviavano una lettera indirizzata alla famiglia in caso la missione fosse andata male. Racconta Angelo Iori, presidente dell’Associazione marinai di Montesilvano, erano in fondo ragazzi di 19-20 anni.
Per ricordare la memoria di molti marinai periti in guerra, la manifestazione “Abruzzo sul fondo” prevede alla fine della cerimonia, il lancio in mare da una motovedetta della Capitaneria di Porto di Pescara, di una corona d’alloro.
Paolo Antonilli