Da L’Arena operazione Velella del 21 settembre 2003
Il relitto del sommergibile affondato 60 anni fa è stato fotografato dai sub che l’anno prossimo recupereranno un reperto per erigere un monumento.
Bovolone. Il 60˚ anniversario dell’affondamento del sommergibile Velella (tra gli uomini dell’equipaggio c’era Giovanni Chiavegato, un bovolonese poco più che ventenne), ha acquisito un significato particolare. In maggio il relitto del sommergibile colato a picco la sera del 7 settembre 1943 è stato individuato con un sonar e due mesi dopo, il 12 luglio, i sub sono scesi per la prima volta e hanno finalmente fotografato e filmato il troncone principale del sommergibile in una immersione molto impegnativa per la notevole profondità.
Il team
A scendere sono stati Rizia Ortolani, capo esploratrice, una giovane subacquea ricercatrice di relitti inesplorati, prima ed unica donna ad aver affrontato una impresa simile, faceva parte del team di fondo anche Edoardo Pasini e Carlo Berti, sub che si sono occupati delle riprese. Il prossimo obiettivo è scendere, si pensa al giugno 2004, per recuperare un reperto significativo che verrà utilizzato per erigere un monumento in memoria dell’equipaggio, 51 uomini, affondato dai siluri di un sommergibile inglese mentre il sommergibile Velella navigava in superficie.
Un affondamento avvenuto ad armistizio già firmato, segretamente da quattro giorni, e a poche ore dall’annuncio pubblico letto per radio da Badoglio, un equipaggio che era stato mandato a contrastare le annunciate operazioni di sbarco in una operazione considerata del tutto inutile.
Dopo l’immersione di luglio il desiderio dell’associazione marinai si concretizza almeno per metà, il relitto è stato localizzato e filmato, è il Velella al 99% (la scritta non si leggeva), non sembra però possibile recuperare il sommergibile per dare una degna sepoltura
ai dispersi, ma verrà realizzato un monumento alla memoria dei 51 uomini dell’equipaggio utilizzando un reperto originale dello scafo. A Bovolone vive ancora il fratello di Giovanni, Danilo, 82 anni, che ha saputo il destino del fratello dato per disperso solo da qualche anno.
Rievocazione teatrale
La cerimonia di quest’anno è stata arricchita da una rievocazione storica teatrale a Bovolone, mentre il giorno dopo si è proceduto con la cerimonia a punta Licosa, nel parco nazionale del Cilento, proprio dove il sommergibile venne colpito, nelle acque del golfo di Salerno al largo di S. Maria di Castellabate. Esprime tutta la sua soddisfazione Carlo Mileo, presidente della sezione di Castellabate dell’Associazione Nazionale Marinai Italiani: «Dobbiamo dire grazie in particolare a Monsignor Antonio Vigo, l’ordinario militare d’Italia che ha avuto il ruolo di ideatore e organizzatore della Missione Velella. – dice Mileo – Il relitto è stato individuato il 13 maggio con una apparecchiatura
messa a disposizione dalla società Colmar di La Spezia. Il relitto è spezzato in più tronconi.
Noi abbiamo speso 6500 euro, il Comune si vuole attivare, ma una volta compreso l’intento umanitario che ci muove arriva per fortuna qualche aiuto, abbiamo avuto 15 mila euro di miscele per scendere da una ditta tedesca, anche gli ingegneri della Colmar hanno sostenuto spese di tasca loro comprendendo lo spirito dell’iniziativa. Adesso l’obiettivo nostro è di portare qualcosa in superficie per un monumento.
Abbiamo avuto aiuti ma altri ne occorrono, è una impresa che richiede una spesa di non meno di 30 mila euro. Ci vogliono galleggianti, camere iperbariche e molta altra attrezzatura. La nostra iniziativa, forse perché non ben compresa, ha avuto anche qualcuno contrario, ma gli equivoci poi si sono chiariti. Abbiamo le riprese che sono interessanti e nitide, abbiamo già avviato le pratiche per il monumento aspettiamo di recuperare il pezzo, le stella di prora, la scritta Velella, vediamo. Lavorare a quella profondità non è facile».
L’immersione
A raccontare l’immersione è la capo spedizione Rizia Ortolani, protagonista di una impresa eccezionale. Il sommergibile è spezzato, non so in quanti pezzi, c’è un troncone principale che è quello sul quale ci siamo immersi. Manca un pezzo di prua e un pezzo di poppa ma non sappiano se sono li intorno e se sono integri. Non c’è stato tempo per verifiche a quella profondità, siamo a meno 137 metri, si può rimanere solo pochi minuti. Le condizioni del relitto sono buone. C’è ottima visibilità, filtra la luce, si vede senza lampade, segno che l’acqua è pulita, non ci sono molte reti agganciate allo scafo.
Noi pensiamo di fare la spedizione in giugno del prossimo anno. Siamo abbastanza ottimisti. Le persone che faranno parte di questa missione sono preparate ed in gamba. Non si va così giù semplicemente per vedere un relitto, c’è il desiderio qui di fare qualcosa per delle
persone che non è giusto che siano dimenticate».
Roberto Massagrande