Uomini sul fondo è un film di Francesco De Robertis, regista e ufficiale della Marina, responsabile del Centro Cinematografico del Ministero della Marina. Egli ha dedicato una ampia filmografia all’ambiente della Marina Militare Italiana.
Il regista in qualità di direttore del “Centro cinematografico” si è specializzato in storie principalmente marinaresche. Nel 1940 si vede affidare il compito di girare un lungometraggio con protagonisti ufficiali, sottufficiali e marinai di un sommergibile Italiano.
Da questo progetto viene fuori il film Uomini sul fondo, primo di una serie di lungometraggi incentrati sulla guerra sul mare. Successivamente seguiti poi da film come La nave bianca, diretto insieme a Roberto Rossellini e Alfa Tau!.
Trama
Il sommergibile A103, sta per riemergere dal fondo dopo un’esercitazione, però entra accidentalmente in collisione con la nave Ariel. Questa costretta a modificare la sua rotta per evitare un’improvviso banco di nebbia non si accorge del sinistro. L’impatto apre uno squarcio sullo scafo del sommergibile che improvvisamente affonda. Dopo diversi tentativi falliti di far ripartire il sommergibile incagliato sul fondo, non resta che l’uscita di emergenza.
Mediante una garitta con all’interno un’ascensore, alcuni uomini riescono a tornare in superficie per segnalare la loro posizione. Le navi di salvataggio Titano e Ciclope arrivano sul posto con il pontone di sollevamento Anteo e due idrovolanti. Dopo poche ore dall’inizio dei soccorsi quasi tutto dell’equipaggio è tratto in salvo.
Il comando si adopera per trovare una soluzione per pompare aria nella sezione allagata e far uscire l’acqua e alleggerire lo scafo. Il comandante e i marinai rimasti (Lanciani, Vennarini, Nelli, Ciacci, Leandri, Villosio e Giuma) nonostante la pressione atmosferica a cui sono sottoposti e il livello di anidride carbonica a livelli limite, rimangono a bordo per cercare di salvare il sommergibile.
I palombari si immergono sul relitto riuscendo a saldare lo squarcio, ma non riuscendo ad aprire la valvola per pompare aria all’interno, allora chiedono aiuto all’equipaggio dall’interno.
Ma purtroppo il locale idrovore è stato invaso dal cloro e quindi inaccessibile. Il marinaio Leandri quindi di sua iniziativa tenta di aprirla riuscendovi. La sua mano resta bloccata sotto la leva morendo intossicato dai fumi. Il suo sacrificio non è stato vano, perché consente all’unità di disincagliarsi e risalire.
Una volta fuori, il sommergibile viene salutato a festa, ma una volta che il marinaio issa la bandiera a mezz’asta subito cala il silenzio per onorare lo spontaneo atto di eroismo del marinaio Leandri.
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