Sommergibile Angelo Emo
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Storia
Comandante Capitano di Corvetta Carlo Liannazza, Ufficiale in 2a Tenente di Vascello Franco Giuseppe, Direttore di macchine Capitano G.N. Facciolo Riccardo, Ufficiale di rotta Sottotenente di Vascello Brega Renzo, Ufficiale armi Sottotenente di Vascello Cerio Corrado, Sottordine di Macchine Carbonin Sergio, Silurista tubi lancio 1-3 Marinaio Vincenzo Cangiano Venne destinato al 2º Gruppo Sommergibili di Napoli presso il quale fu adibito all’addestramento dal 1938 al 1940.
Alle 14.50 del 6 luglio 1940, durante la prima missione di guerra (in Mediterraneo), al comando del capitano di corvetta Carlo Liannazza, avvistò al largo del Marocco la Forza H britannica: due corazzate, una portaerei e vari cacciatorpediniere. Il sommergibile cercò di avvicinarsi (era a 12.000 metri di distanza), ma quando arrivò a 9.000 metri la formazione inglese cambiò rotta e si portò al di fuori della portata dell’Emo.
Se ne decise poi l’invio in Atlantico. Il 27 agosto 1940 lasciò Napoli e il 5 settembre passò lo stretto di Gibilterra; dieci giorni dopo arrivò nel suo settore d’agguato (Atlantico centrale) dove il 14 settembre immobilizzò con un siluro il piroscafo inglese Saint Agnes (5199 tsl); dopo averlo fatto abbandonare dall’equipaggio lo finì a colpi di cannone e con un altro siluro. Il 3 ottobre 1940 giunse a Bordeaux, sede della base italiana di Betasom.
Il 31 ottobre salpò da Bordeaux diretto a ovest della Scozia, ma fra il 2 ed il 3 novembre il mare molto mosso causò la morte di una vedetta (il sottocapo De Giobbi), caduta in acqua, e ferì gravemente il comandante Liannazza, obbligando al rientro a Bordeaux, avvenuto il 6 novembre.
Il nuovo Comandante
Il 5 dicembre partì con il tenente di vascello Giuseppe Roselli Lorenzini come nuovo comandante. Zona d’operazioni nelle acque scozzesi, che raggiunse il 14 dicembre; sei giorni dopo lanciò infruttuosamente due siluri contro una nave cisterna stimata in 3.000-4.000 tsl. Il 26 dicembre intraprese la rotta di rientro, giungendo a Bordeaux il 1º gennaio 1941.
Il 3 marzo 1941 lasciò Bordeaux diretto a ovest dell’Irlanda. Il 9 del mese fu attaccato da un aereo mentre cercava un convoglio: due bombe scoppiarono vicino ai timoni bloccandoli e facendo dapprima emergere il sommergibile (che stava navigando a 20 metri di profondità) e facendogli poi perdere quota sino a 110 metri. Risolto il problema avvistò una portaerei, ma dovette immergersi per la presenza di un cacciatorpediniere. Il 14 marzo silurò e affondò il piroscafo inglese Western Chief (5759 tsl) e quattro giorni dopo colpì con un siluro un altro mercantile, il Clan Maciver (4500 tsl); quest’ultimo, tuttavia, cannoneggiò l’Emo e cercò di speronarlo, obbligandolo ad immergersi e allontanarsi. Il 19 marzo il sommergibile si avviò sulla rotta di ritorno.
Partenza da Betasom
Il 19 maggio ripartì da Betasom e dopo una settimana silurò due trasporti stimati rispettivamente in 3.000 e 1.900 tsl; non essendovi conferme è probabile che le due navi furono semplicemente danneggiate. Subì poi caccia con bombe di profondità che riuscì ad evadere senza danni gravi e il 20 giugno tornò alla base.
Il 20 agosto lasciò Bordeaux per rientrare in Mediterraneo e il 27 passò lo stretto di Gibilterra; ad un certo punto s’immerse ritenendo di essere stato rilevato, ma sprofondò sino a 125 metri a causa delle correnti; il 1º ottobre 1941 attraccò a Napoli.
Fra il 1º ottobre ed il 12 dicembre fu assegnato alla Scuola Sommergibili di Pola (anche se dall’8 al 10 novembre interruppe l’attività addestrativa per una missione antisommergibile nell’Adriatico settentrionale).
Nel dicembre 1941 fu inviato a Bardia con rifornimenti ma la missione dovette essere interrotta per la conquista nemica del porto. Svolse poi attività offensiva.
Fu tra i sommergibili inviati contro un convoglio britannico nella Battaglia di mezzo giugno 1942, ma non incontrò le navi nemiche.
Inviato di nuovo contro le unità britanniche due mesi dopo, nella Battaglia di mezzo agosto, al comando del tenente di vascello Giuseppe Franco: durante tale scontro, il 12 agosto, lanciò quattro siluri contro un incrociatore nei pressi dell’isola La Galite, avvertendo tre esplosioni, ma non vi sono riscontri di danneggiamenti.
L’affondamento
Il 7 novembre 1942 il sommergibile Angelo Emo, al comando del tenente di vascello Giuseppe Franco, partì da Cagliari per una missione da svolgersi in un settore operativo a sud della Sardegna ed al largo del Golfo di Philippeville; ma proprio il giorno seguente ebbe inizio l’Operazione Torch: 500 navi da trasporto angloamericane, scortate da 350 navi da guerra di ogni tipo, iniziarono a sbarcare 107.000 soldati sulle coste dell’Algeria e del Marocco, così aprendo un secondo fronte in Africa Settentrionale. Al pari di numerosi altri sommergibili italiani (benventi: Axum, Argo, Argento, Asteria, Acciaio, Aradam, Alagi, Avorio, Bronzo, Brin, Corallo, Dandolo, Diaspro, Mocenigo, Nichelio, Platino, Porfido, Topazio, Turchese e Velella) e tedeschi, l’Emo fu immediatamente inviato a contrastare lo sbarco Alleato: l’8 novembre gli fu ordinato di spostarsi verso ovest navigando in superficie, per portarsi a nord di Algeri.
Alle 19.09 del 9 novembre il comando della flotta subacquea italiana, Maricosom, segnalò a tutti i battelli in mare che piroscafi nemici si stavano spostando verso est, e che stavano verificandosi sbarchi a Bona ed a Philippeville; diede quindi ordine di attaccare ogni nave mercantile o militare in uscita da tali porti, evitando però (per non rischiare incidenti di “fuoco amico” con le altre unità inviate in zona) di attaccare sommergibili, MAS e motosiluranti.
Bombardamento
La missione dell’Emo ebbe però breve durata, perché a mezzogiorno del 10 novembre il sommergibile (che si stava spostando dalla zona di Philippeville verso quella di Algeri), durante una manovra d’attacco contro il peschereccio antisommergibili britannico Lord Nuffield (tenente di vascello D. S. Mair, della Royal Naval Reserve), fu localizzato da quest’ultimo e sottoposto ad un pesante bombardamento con cariche di profondità.
Secondo fonti britanniche, il Lord Nuffield aveva rilevato l’Emo con l’ASDIC e, dopo alcuni minuti di preparazione, stava per lanciare la prima scarica di bombe di profondità quando vide con sorpresa il periscopio del sommergibile affiorare in superficie, a pochi metri di distanza. L’Emo, portatosi evidentemente a quota periscopica senza essersi prima accorto del Lord Nuffield, tentò l’immersione rapida per portarsi a quota maggiore, ma fu investito dalle esplosioni delle bombe di profondità.
Sotto attacco
Dopo una ventina di minuti di bombardamento (per una fonte, il Lord Nuffield perse il contatto ma lanciò poi una singola bomba di profondità che fu quella decisiva), seriamente danneggiato in diversi impianti nevralgici, l’Emo fu costretto ad emergere. Non appena il sommergibile giunse in superficie, il Lord Nuffield, con tutti i cannoni puntati, aprì il fuoco con tutte le armi disponibili, investendolo con una pioggia di proiettili da 100 mm (il terzo sparato andò a segno, e poi anche quelli successivi) e colpi di mitragliera Oerlikon da 20 mm.
Il sommergibile Angelo Emo tentò d’ingaggiò un duello d’artiglieria con l’unità britannica, ma ebbe rapidamente la peggio. Mentre i marinai correvano ai cannoni, la torretta fu colpita ripetutamente, insieme al cannone poppiero, e messo fuori uso, con diverse perdite tra il personale. Lo stesso comandante Franco, lasciata la torretta, si portò al cannone di prua ed aprì personalmente il fuoco con il Lord Nuffield, sostituendo il puntatore ucciso, ma con scarso risultato (nello scontro il Lord Nuffield lamentò solo danni superficiali ed il lieve ferimento di un uomo); diversi colpi sparati dalla nave nemica andarono invece a segno nei pressi del cannone prodiero, riducendo ulteriormente l’efficacia del suo tiro.
L’autoaffondamento
Tredici uomini dell’Emo – un guardiamarina, tre sottufficiali e nove tra sottocapi e marinai – rimasero uccisi nel breve combattimento; poi, non essendo nemmeno più possibile manovrare (entrambi i motori diesel erano ormai fuori uso, il sommergibile era immobilizzato), il comandante Franco dovette ordinare l’autoaffondamento.
Parecchi uomini si gettarono in mare, altri rimasero in piedi sul ponte fin quando questo non venne ricoperto dalle onde. Il sommergibile affondò di prua, mentre il Lord Nuffield, cessato il fuoco, stazionava nei pressi.
L’Emo s’inabissò verso le 13 nel punto 36°50’ N e 02°50’ E, al largo di Algeri; i 49 sopravvissuti recuperati dallo stesso Lord Nuffield, furono imprigionati ad Algeri.
Deceduti nel combattimento:
Antonio Amato, secondo capo, da Napoli
Giuseppe Brazzini, sottocapo, da Dicomano
Vincenzo Cavagna, sottocapo, da Milano
Gervasio Cossu, marinaio, da San Gavino Monreale
Mario Di Giusto, sottocapo, da Torino
Pasquale Esposito, sottocapo, da Castellabate
Mario Giacchelli, guardiamarina, da Trieste
Vincenzo Malleo, sottocapo, da Palermo
Vittorio Marchese, secondo capo, da Napoli
Domenico Massimeli, secondo capo, da Genova
Francesco Nacca, marinaio, da Taranto
Antonio Santoro, marinaio, da Mola di Bari
Antonio Spiritu, marinaio, di Alghero
CON IL SUO EQUIPAGGIO PERSE LA VITA IL MARINAIO “PASQUALE ESPOSITO” CITTADINO DI CASTELLABATE.